Una leggenda poco conosciuta di Napoli ha come protagonista un prode cavaliere di nome Gismondo, che non trae in salvo una fanciulla in pericolo, bensì una città intera. Si narra che all’ingresso di una delle porte dell’antica Partenope, Porta Capuana, vivesse all’interno di una palude, un drago che impediva a chiunque l’accesso in città.
Gismondo, un fervente cattolico, desiderava pregare sull’altare su cui, secondo la tradizione, San Pietro in persona aveva celebrato la prima messa, ancora prima di raggiungere Roma.
Sapendo di dover affrontare un temibile drago, il cavaliere si affidò alla preghiera e riuscì ad attraversare la porta senza incontrare la bestia.
Quella notte Gismondo ricevette in sogno la Madonna che gli confessò di aver sconfitto il drago per potergli permettere di entrare a Napoli incolume e gli chiese in cambio la costruzione di una chiesa nel luogo dove avrebbe trovato il corpo morto del drago.
Il mattino seguente Gismondo obbedì al volere della Madonna e fece erigere la chiesa che prese il nome di Santa Maria ad Agnone, laddove il termine Agnone deriverebbe dal latino anguis, ovvero grossa serpe. Il luogo sacro non ebbe però particolare fortuna; nel 1800 fu trasformato in un carcere femminile e durante la seconda guerra mondiale andò completamente distrutto.
Oggi, in ricordo di questa antica leggenda, resta solo il nome di una strada chiamata “vico della serpe”.
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