Fare il male come atto banale

Non andare dietro la folla per fare il male; e non deporre in giudizio schierandoti dalla parte della maggioranza per pervertire la giustizia.
(Esodo 23:2)

Queste parole sono indirizzate al popolo che uscito dall’Egitto è finalmente libero. Mosè trasmette loro norme di comportamento e del buon vivere collettivo. Questi versetti letti ieri sera insieme ad altri, hanno animato la nostra lettura sul libro dell’Esodo. Ringrazio la "Comunità del Cassano" per l’interessante dibattito e per i temi discussi che partendo da quei tempi ci hanno fatto giungere ai nostri. Tra le diverse cose su cui ci siamo soffermati, una precisa ci è sembrata più interessante, visto il momento storico nel quale viviamo. L’invito ad astenersi e a non unirsi con chi mette in atto dinamiche malvagie e per fini egoistici. Di non lasciarsi coinvolgere, da iniziative magari supportate da molti, ma di esercitare sempre il senso critico che porta al bene e non al male. La folla è spesso mutevole, come la folla che osannava Gesù al grido di "Benedetto colui che viene nel nome del Signore… per poi gridare subito dopo crocifiggilo" Siamo invogliati a denunciare il male in tutte le sue forme. La seconda indicazione, simile alla prima, non è più la folla, ma la maggioranza. Essere maggioranza non è sempre sinonimo di essere nel giusto, anzi spesso la maggioranza perverte la giustizia. La storia dei nostri giorni è maestra nel ricordarci come si coalizzano le maggioranze, sempre e solo per esercitare un potere ai danni dei più svantaggiati. Pervertire la giustizia è un crimine e questo non è da Dio, Egli ci chiama al senso alto della giustizia, per questo sottolinea il valore delle beatitudini. A noi tradurla in pratica.

Antonio Zonda


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